Il mondo della finanza, ma anche i semplici curiosi, si stanno chiedendo cosa succederà a tutto ciò che Trump ha messo in piedi negli ultimi 50 anni, adesso che è il Presidente degli Stati Uniti d’America.
I conflitti d’interesse potrebbero infatti essere non pochi per Donald Trump, che “ha le mani in pasta” praticamente in qualsiasi tipologia di business immaginabile (oltre 500 tipologie di business differenti).
Durante la sua campagna presidenziale, Donald Trump è stato incalzato da svariate domande su come gestirà i suoi rapporti d’affari e gli eventuali potenziali conflitti di interesse nel caso fosse stato eletto. La sua attività – un conglomerato internazionale privato di circa 500 entità di business (conosciuto come il Trump Organization) ha rapporti sia negli Stati Uniti che all’estero, che vanno dalla costruzione immobiliare, campi da golf, alberghi e persino una cantina.
In che modo quindi il Presidente eviterà i gravi conflitti di interesse durante la sua presidenza? Secondo Michael Cohen, un avvocato di Trump e della Trump Organization, la risposta sta nei tre figli più grandi di Trump, in cui viene riposta la più totale fiducia da parte del tycoon. In particolare stiamo parlando di “Blind Trust”, un “Blind Trust” è una forma di trust che viene creata al fine di “separare” completamente un soggetto dai propri investimenti e possedimenti, al fine di scongiurare le più comuni forme di conflitto di interessi.
Sotto un blind trust, gli amministratori (che possono essere persone fisiche o un’istituzione) viene data discrezione totale attraverso come utilizzare e investire il patrimonio. Allo stesso tempo, il beneficiario di fiducia (la persona che possiede i beni) non è a conoscenza delle aziende (questo dovrebbe avvenire in maniera teorica, ovviamente).
Dal momento che il beneficiario, con ogni probabilità anche in questo caso, ha una certa consapevolezza del mix degli investimenti (che in questo particolare caso va ai tre figli più grandi), quindi questo significa che gran parte dei blind trust non sono poi così “blind” e non garantiscono tecnicamente l’imparzialità. Sono per lo più una dimostrazione che c’è stato “uno sforzo” per evitare conflitti di interesse.
Ma Trump non è il primo a beneficiare del “Blind Trust”. Ci sarebbe addirittura un precedente: il Presidente Lyndon Johnson è accreditato per essere stato il primo Presidente eletto negli Stati Uniti (precisamente il 36º presidente degli Stati Uniti d’America) ad aver utilizzato un blind trust.
Donald Jr., Ivanka ed Eric
Donald Trump durante la sua campagna elettorale, ha sempre affermato che avrebbe nominato i suoi tre figli maggiori come beneficiari di fiducia, i quali avranno totale controllo degli asset di Trump.
Secondo l’avvocato Michael Cohen, Donald Trump avrebbe piena fiducia nei suoi figli, che sono in grado di gestire l’azienda. “Sono molto intelligenti. Sono veramente qualificati. È per questo che non si è candidato nel 2012, perché erano più giovani di quattro anni, e non avevano l’esperienza e la maturità per gestire un’azienda da 10 miliardi di dollari”.
Adesso però Donald Trump ha piena fiducia nei suoi tre figli, che sono ormai già “cresciutelli” e pronti a fare le veci del padre, e non ci sarà alcun problema per la legge nonostante il conflitto d’interesse sia sotto gli occhi di tutti.
La legge federale non vieta però al Presidente di condurre i propri affari privati durante la Presidenza. In realtà, dà al Presidente (e ai vice presidenti) più margine di manovra rispetto agli altri funzionari: i membri del Congresso ed i funzionari dell’esecutivo di rango inferiore sono soggetti a rigide regole sul conflitto di interessi che non si applicano al presidente e vice presidente.
La decisione di Trump non potrà soddisfare tutti gli elettori, ma l’importante è che tutto verrà fatto legalmente. Secondo l’avvocato Cohen: “Trump non è più interessato all’azienda. Ma è interessato nel sistemare gli USA. Vuol fare diventare l’America nuovamente grande”.